Room 1
Vittore di Matteo llamado Vittore Belliniano
Devoto che pregadavanti al Crocifisso, 1518 (Devoto que reza frente al crucifijo)
Óleo sobre tela. 132 x 89 cm.
Col. Accademia Carrara (C.A.C)
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Il dipinto è firmato alla base della croce ed è datato 20 maggio 1518. Una indicazione così precisa serviva a fissare il ricordo di un avvenimento di particolare importanza per il personaggio raffigurato. Allievo di Giovanni Bellini e suo fedele collaboratore per molti anni, alla scomparsa del grande artista veneto, nel novembre 1516, Vittore Belliniano ne ereditò la bottega, tentando negli anni successivi, pur con grande cautela, di aggiornare il proprio repertorio figurativo alle pittura tonale di Giorgione e del suo seguito. Questo atteggiamento di compromesso fra tradizione e novità contraddistingue anche la tela della Carrara. In essa convivono un soggetto moderno, esempio di una religiosità vissuta interiormente e segnata dalle pratiche dell’orazione mentale codificate in molti testi devozionali dell’epoca, e una esecuzione naturalisticamente attenta delle figure e del paesaggio, unificati da una luce calda, che richiama ancora i modi del tardo Bellini. (Paolo Plebani)
Anónimo, traducción de la Piedad de Miguel Ángel Buonaroti, ca. 1550
Óleo sobre madera. 22 x 16 cm.
C.A.C.
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Derivato dalla Pietà di Michelangelo (1498-1499, Roma, Basilica di San Pietro), la piccola ma preziosa opera coglie con sensibilità acuminata i punti di forza della celebre scultura dal drammatico scorcio del volto di Cristo alla giovinezza della Vergine nei confronti del Figlio. Ambientata in esterno la vivacità dei colori della veste della Madonna e il tessuto rigato del perizoma di Cristo caricano l’immagine una verve manierista. La classicità dell’icona michelangiolesca si trasforma in questo piccolo dipinto in un’interpretazione libera e ricca di fascino. M.C.R.
Giovanni Contarini
Nascita di Eva, 1575-1580(Nacimiento de Eva)
Óleo sobre tela. 140 x 105 cm.
C.A.C.
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La tela ha una storia collezionista illustre, poiché apparteneva alla celebre quadreria di Cristoforo Orsetti (Venezia 1609 – 1664), dove era ritenuta opera di Giovanni Contarini. Il riferimento al pittore veneziano è stato ribadito anche negli studi recenti, pur con qualche distinguo e qualche cautela. Formatosi sulle opere di Tiziano e attivo lungamente per Rodolfo II a Praga e per Ferdinando II a Innsbruck, Contarini sviluppò le formule del pittore cadorino, aggiornando il proprio linguaggio agli esiti tardo manieristici dell’ultimo Tintoretto e degli inizi di Palma il Giovane. La tela della Carrara appartiene tuttavia alla fase giovanile dell’artista, quella di più stretta adesione alla pittura di Tiziano. A questo momento, intorno alla seconda metà dell’ottavo decennio, appartengono opere come il Sacrificio di Isacco e il David della Pinacoteca Querini Stampalia, che presentano non poche affinità con il dipinto bergamasco. (Paolo Plebani)
Jacopo Negretti llamado Palma il Giovane
Maddalena penitente, 1610-1620 (Magdalena Penitente)
Óleo sobre tela. 132 x 112 cm.
C.A.C.
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Il dipinto è giunto alla Pinacoteca dell’Accademia Carrara nel 1804, insieme alla prestigiosa collezione veneziana di Salvatore Orsetti. Originariamente assegnata alla scuola veneta, la tela è stata in seguito restituita a Palma il Giovane e collocata nella fase matura dell’artista veneziano, nel secondo decennio del Seicento.
Appartenente a una famiglia di artisti, il Negretti s’impose dopo la scomparsa di Tiziano, Veronese e Tintoretto, come uno dei pittori di maggior successo sia a Venezia sia nei territori della Serenissima. Alla sua prolifica produzione devozionale appartiene questa figura di Maria Maddalena, raffigurata in ginocchio, nei pressi di una roccia su cui sono collocati i tradizionali strumenti della penitenza: il crocefisso, il libro delle preghiere, il teschio. La figura ‘serpentinata’ della santa è studiata in un disegno conservato presso le raccolte grafiche del Nationalmuseum di Stoccolma, ma il dipinto risente anche di alcune celebri Maddalene eseguite da Tiziano, maestro di Palma. (Paolo Plebani)
Giulio Carpioni
Il diluvio di Deucalione e Pirra, ca. 1675 (El diluvio de Deucalione e Pirra) Óleo sobre tela. 68 x 88 cm.
C.A.C.
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Cresciuto alla scuola di Padovanino, il più classicheggiante tra i pittori veneti di primo seicento, Carpioni si specializza in soggetti profani in cui armonizza componenti della tradizione veneta cinquecentesca ed elementi classicisti. Vengono richiesti da un collezionismo raffinato i suoi Baccanali, nei quali la profusione di nudi e le citazioni dall’antico rispecchiano un gusto classicista che tiene conto delle suggestioni della scuola bolognese (Carracci), dimostrando una cultura pittorica composita e aggiornata. In questa rappresentazione del Diluvio – secondo una trasposizione nella mitologia greca della narrazione biblica, in cui gli anziani Deucalione e Pirra hanno il gravoso compito di continuare il genere umano (Ovidio, Metamorfosi) – Carpioni compone invece una scena di forte impatto visivo per il drammatico effetto generato dalla torsione dei corpi di uomini e donne, impegnati nel tentativo di sfuggire all’inondazione. I particolari esecutivi delle pennellate veloci e della cromia accesa consentono di collocare il dipinto nella fase finale del percorso dell’artista. M. Cristina Rodeschini
Calco de la Piedad de Miguel Ángel Buonaroti
Vaciado en yeso. 174 x 180 x 120 cm.
IUNA - Museo de Calcos y Escultura Comparada "Ernesto de la Cárcova" (M.C.E)
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La Virgen María sedente sostiene sobre sus rodillas el cuerpo yacente de su hijo Jesucristo. Aún muerto el rostro de Jesús presenta rasgos de profundo sufrimiento. En la cinta que cruza de izquierda a derecha el pecho de la Virgen se lee “Michael Angelus Bonarotus Floren. Faciebat” en letras capitales romanas. La obra tiene una perfecta forma cerrada, piramidal y equilátera. Sobre el costado izquierdo del vaciado, hacia atrás, en la parte baja, una placa plateada con la siguiente inscripción: “Sculpturen-Museum / August Gerber / Kölna / RH Cologne / Gesch-De Poseé-Registered”.
La escultura original, de mármol, se encuentra en la Basílica de San Pedro, en Roma. En 1497 el Cardenal francés Jean Bilhéres de Lagraulas encargó la obra a Miguel Ángel. Esta escultura constituye un logro admirable del arte cristiano. Conviene aclarar que la madre juvenil y el cuerpo apolíneo y sereno de Cristo son la expresión pura de la belleza platónica. Es interesante destacar que hasta entonces, cuando un artista representaba esta escena, ahondaba los rictus del dolor. Miguel Ángel trasladó el sentimiento religioso al campo de la estética, aún a costa de desdibujar los valores místicos. Fue el único mármol que firmó.
Kiki Smith
PyreWomanKneeling, 2002 (Pira mujer arrodillada sobre la leña)
Bronce, madera. 94 x 154,9 x 83,8 cm.
Col. Nctm e l'arte
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Rivolgendosi al folclore, piuttosto che all’immaginario religioso o leggende mitologiche, la Smith crea corpi femminili che sono deposito di memorie identitarie e antropologiche, spazi in cui passato e presente s’incontrano anche grazie all’uso di materiali della tradizione. La strega elevata sulla pira, nell’evocare secoli di fanatismo e persecuzioni, diventa mezzo di catarsi e redenzione morale verso il genere femminile. La forza vitale e la fragilità della morte si spandono dal bronzo della scultura, dal suo sguardo imperturbabile, dalle sue braccia vigorosamente distese. La superficie cangiante ha uno straordinario potere fisiologico capace di trasformare il soggetto in una donna terrena, non pura creatura mistica, evocando una tradizione statuaria rinascimentale ricca di sculture bronzee e in legno intagliato che dal Brunelleschi e Donatello arriva sino a Michelangelo.
Gianluigi Colin
Da Piero della Francesca, "Politticodella Misericordia"; da AugustSander, “Ospedale per ciechi”, 2004(De Piero della Francesca, “Políptico de la Misericordia”; de AugustSander, “Hospital para ciegos”)
Impresión Lambda sobre papel Kodak Endura Metallic Pro, montada sobre Plexiglass
133,4 x 91 cm.
Col. Gianluigi Colin - Fondazione Marconi
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Lo sguardo dell’uomo contemporaneo è sommerso da immagini: un complesso substrato archeologico in cui il passato storico-artistico e il presente si amalgamano. Da Picasso e Piero della Francesca, alle sue stampe da gusto e colori pop: sabota, assembla materiali allargando senso e percezione e decostruendone l’impianto compositivo. La figura della Madonna della Misericordia, 1445 schiude il mantello sotto il quale si rifugiano non solo gli inginocchiati in preghiera, ma anche la madre adottiva con i suoi figliastri ciechi fotografati da Sander, 1930-31. Assenze fisiche e spirituali che si convertono in rivelazioni: intervenendo sull’allegoria de La vita, 1903, olio su tela tra i più rappresentativi del periodo blu di Picasso, Colin instaura un doppio rapporto con la tradizione artistica. Esaminando il sovrapporsi di diversi strati dello sguardo e il potere della sedimentazione iconica, egli rivela un nuovo senso della realtà, dove anche la memoria è racconto del presente e valore fondante dell’esistenza.